Due, tre, quattro cilindri, qual è il migliore ? In realtà non esiste un motore migliore, esiste però un utilizzo ideale per ogni tipo di frazionamento. I layout che ogni azienda motociclistica sceglie per i motori che equipaggiano le motociclette prodotte, sono da sempre oggetto di lunghe diatribe fra gli appassionati delle due ruote e conseguentemente di attente strategie aziendali e di mercato da parte delle aziende stesse.
Costi di realizzazione e di gestione, affidabilità, prestazioni, facilità di guida e destinazione d’uso sono i fattori che influenzano maggiormente la scelta di una determinata configurazione o layout di progetto.
IL FATTORE EMOTIVO
C’è da dire però che ancora oggi, grande importanza viene data al fattore emotivo legato alla storia che ogni azienda porta con se. Insomma è inutile negarlo, una fiammante Ducati senza il tipico sound “tuonante” da bicilindrico, non sarebbe una vera Ducati.
PESO E VIBRAZIONI
Due importanti fattori tecnici che influenzano molto le scelte progettuali di un motore, sono il peso e le vibrazioni. I progettisti mirano a contenere entrambi i parametri che nel corso degli anni sono stati molto migliorati, grazie all’impiego di materiali dal peso specifico ridotto ( alluminio, magnesio, titatnio, carbonio ecc ) e al perfezionamento dei sistemi costruttivi.
Il numero massimo di cilindri per un motore motociclistico sembra essersi assestato sul 4 cilindri, mentre il monocilindrico rimane probabilmente il motore più diffuso per la sua grande economicità nella realizzazione e nella gestione.
Entrando nel dettaglio vediamo quali sono le configurazioni più comuni adottate per i motori motociclistici e le loro caratteristiche :
MONOCILINDRICO
Il monocilindrico 4 tempi KTM che spinge la Duke 690
E’ il motore più semplice ed economico per ovvi motivi a prescindere se 2 o 4 tempi. Dimensioni e peso contenuti hanno reso questo tipo di propulsore il non plus ultra nell’Off-Road, nel Motard e nel Trial, grazie all’ampio margine che lascia nella configurazione ciclistica della motocicletta e nei parametri tipici delle discipline elencate come l’interasse e la luce a terra.
I monocilindrici offrono spunto e accelerazione ma sono poco propensi all’allungo. Viene impiegato principalmente nelle moto da fuoristrada o per discipline dove è importante ottenere agilità, coppia e accelerazione come il Trial.
DUE CILINDRI A V LONGITUDINALI
Il motore bicilindrico a V di 90° Ducati Superquadro 1199
La grande coppia tipica di questa motorizzazione ha decretato il successo di svariati modelli di moto. Viene impiegato in molti segmenti : Naked, Sportive ed Enduro Stradali. E’ un motore poco propenso all’allungo e soggetto a vibrazioni, ma quando l’angolo fra i cilindri è di 90° l’equilibratura è assicurata.
Abitualmente si impiegano angoli più stretti per ridurre gli ingombri, è il caso di Aprilia con il suo V60°. In questi casi vengono utilizzati degli alberi controrotanti per smorzare le vibrazioni. Fra gli svantaggi occorre citare l’aumento del costo per costruire separatamente i cilindri.
TRE CILINDRI IN LINEA
Motore tre cilindri Yamaha MT09
Questo motore sta ultimamente trovando largo impiego su parecchie moto di media cilindrata, Sportie e Naked grazie ai costi di realizzazione contenuti. Accelerazione, affidabilità e ingombri contenuti sono gli aspetti che ne hanno decretato il successo. Si tratta di un motore più largo rispetto ad un bicilindrico a V.
Per le sue caratteristiche di coppia e allungo, si colloca fra un bicilindrico a V e un 4 cilindri in linea. Affinchè le vibrazioni non risultino eccessive, è necessario che i cilindri siano inclinati in avanti di 120°.
QUATTRO CILINDRI IN LINEA
Un motore potente, equilibrato e con un allungo sorprendente. I motori di media cilindrata nell’utilizzo stradale soffrono un pò ai medi regimi. La
Il quattro cilindri in linea impiegato sulla Yamaha YZF R1 2007
larghezza complessiva del motore è abbastanza importante ma le vibrazioni sono particolarmente ridotte grazie all’equilibratura tipica di questo layout.
Le bielle sono collocate a coppie con le due centrali ruotate di 180° rispetto alle due esterne. In questo modo i pistoni salgono e scendono a coppie e si ottiene il doppio di combustioni a ogni giro dell’albero.
SEI CILINDRI IN LINEA
Il propulsore sei cilindri in linea della BMW K 1600GT
E un motore poco diffuso in ambito motociclistico, ma molto apprezzato da chi ha avuto modo di provarlo. Ciò che lo penalizza maggiormente è una sezione trasversale molto importante che lo rende difficile da collocare in una ciclistica. Questo tipo di motorizzazione risulta complicata e costosa da realizzare per via delle numerose parti in movimento.
Grazie alle manovelle dell’albero motore spostate di 120° una rispetto all’altra, nel sei cilindri, due pistoni salgono e scendono all’unisono, ma sfasati di 360°. Quando uno avvia la compressione l’altro avvia lo scarico, e quando uno è in fase di aspirazione l’altro è in fase di espansione.
In questo motore avvengono quindi sei scoppi, tutti sfalsati di 120°, ogni due giri dell’albero motore. Tutto ciò si traduce in un funzionamento esente da vibrazioni, molto equilibrato e fluido.
fonte: www.motonotizie.it