Quando c’è poca aderenza bisogna essere leggeri e fluidi
nei movimenti, evitando i movimenti bruschi. Le curve sono il momento
più delicato: per evitare brutte sorprese bisogna sporgersi più del
solito con il corpo verso l’interno della curva. In questo modo si
riduce l’angolo di piega della moto e si stressano meno le gomme.
Quella del 2019 è stata un’estate da incubo per i motociclisti italiani. A dirlo sono gli ultimi numeri diffusi dall’Osservatorio Due Ruote dell’Asaps, l’Associazione amici della polizia stradale, secondo cui nei soli week end dei mesi di giugno, luglio e agosto i morti appartenenti a questa categoria di utenti della strada sono stati 185. Una vera e propria strage, con il picco massimo registratosi in Lombardia (28 vittime), seguita da Veneto ed Emilia-Romagna (19). Guida spericolata, scarso rispetto delle regole del Codice della Strada e distrazioni causate dal cellulare sono le principali cause di questa mattanza.
Ma su questo tema c’è un altro aspetto da considerare, di cui però si sente parlare poco, e che riguarda il modo in cui ci si deve vestire e proteggere quando si esce in moto, sia che si tratti di mezzi di alta cilindrata che di scooter. Oltre l’utilizzo del casco ci sono infatti tutta una serie di accorgimenti di cui ogni motociclista responsabile dovrebbe tener conto: dal giubbotto ai guanti, dai pantaloni alle scarpe.
È un mondo per lo più inesplorato: da una parte c’è chi lo ignora completamente; dall’altra chi si lascia sedurre dalle pubblicità o ascolta semplicemente i consigli del venditore di fiducia; in mezzo c’è solo una piccola fascia di consumatori realmente informati e consapevoli di ciò che vanno ad acquistare.
COSA DICE IL NUOVO REGOLAMENTO UE
Il Regolamento europeo 2016/425, che ha sostituto la vecchia Direttiva 89/696 e che viene applicato in Italia dal 21 aprile scorso, prevede che da questa data, tutti i capi da moto dotati di alloggiamenti per protezioni (giacche, pantaloni e tute) vengano considerati DPI, vale a dire “dispositivi di protezione individuale”, e debbano essere certificati tramite un’etichetta che attesta la loro valutazione da parte di un laboratorio autorizzato. In sostanza, grazie a questo Regolamento da ora in avanti i produttori sono obbligati a certificare i loro prodotti prima di immetterli sul mercato.
In Italia le strutture abilitate alla certificazione sono due: il Ricotest situato a Pastrengo, in provincia di Verona, e il DolomitiCert di Longarone, in provincia di Belluno. Ad altri centri prova indipendenti non è invece consentito rilasciare alcun tipo di certificazione.
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